I valori dell'Umanesimo e del Rinascimento sono insiti nella lingua e nella cultura italiana.
L'Umanesimo ha dato risalto all'essere umano, all'espressione del talento personale, alla libertà e alla relazione fra l'uomo e l'universo. È confluito spontaneamente nel Rinascimento, un periodo di grandissimo sviluppo umano e artistico.
Tu pensi che umanesimo e scienza possano coesistere? |
The values of Humanism and Renaissance are inherent in Italian language and culture.
Humanism gave prominence to the human being, to the expression of personal talent, to freedom and to the relationship between man and the universe. It flowed spontaneously into the Renaissance, a period of great human and artistic development.
Do you think that humanism and science can coexist? |
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In questa attività incontrerai la scrittrice Giulia Boringhieri e il suo pensiero su umanesimo e scienza.
Usa la tua intuizione per capire il significato generale della seguente intervista.
Se necessario, usa il dizionario online. |
In this activity you'll meet writer Giulia Boringhieri and you'll learn her opinion about humanism and science.
Use your intuition to understand the general meaning of the following interview.
If necessary use the online dictionary. |
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Cara Giulia, innanzitutto complimenti perché con il tuo libro Per un umanesimo scientifico hai 'fissato' un periodo importante nella storia della cultura (e contro-cultura) italiana.
Domanda: Il titolo del tuo libro ci ha subito colpito tantissimo. L'umanesimo è uno dei valori più alti della cultura italiana. Puoi dirci, attraverso il tuo vissuto, cosa è l'umanesimo per te?
Risposta: Quello di umanesimo è un concetto molto ampio, dietro la sua apparente semplicità difficile da circoscrivere senza cadere nell’ovvio. Provo allora a dire che cosa è per me. Io lo vedo essenzialmente come un buon modo di chiamare, anche oggi, una considerazione dell’uomo che pone al centro della sua crescita e della sua realizzazione il sapere e la conoscenza: in una parola, la cultura. Proprio come ai tempi dell’umanesimo rinascimentale. Per me, poi, una cultura concepita come terreno di crescita (di “coltura”) dell’uomo dev’essere una cultura illuminista, laica e democratica, che ha come valore essenziale la libertà di pensiero, e per la quale i prodotti del pensiero devono essere posti al servizio dell’uomo (di tutti gli uomini) con grande senso di responsabilità e senza barriere ideologiche.
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È dato appurato che l'umanesimo, il Rinascimento, l'arte e la creatività hanno fatto grande l'Italia. Gli italiani sembrano essere consapevoli di questo, ma a volte pare che vogliano vivere di rendita del lavoro dei propri avi, cullandosi sul fatto di 'sentirsi grandi'. Secondo te gli italiani hanno la piena consapevolezza dell'enorme patrimonio (materiale e concettuale) che hanno e del fatto che dovrebbero svilupparlo? Quali potrebbero essere alcuni sviluppi possibili?
Guarda, la verità è che gli italiani sono bravissimi a vantarsi di tutto, purché di quel tutto si occupi qualcun altro e non gli costi fatica. Ma è anche vero che sono bravi a esprimere, in tutti i campi, personalità di tutto rispetto che con i loro ideali e i loro sforzi compensano almeno in parte l’indifferenza generale. L’unica strada che io vedo di fronte per l’Italia, nel periodo buio della sua storia che sta attraversando (sia dal punto di vista materiale sia da quello concettuale), è da un lato un grande investimento sulla scuola e l’università, sui giovani e sul patrimonio di nuove conoscenze affidato a loro, e dall’altro una nuova classe dirigente di respiro internazionale, pragmatica e colta. Come vedi torno sempre sul concetto di cultura, che io reputo veramente fondamentale.
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Nel titolo del tuo libro hai legato due concetti apparentemente in contrasto (soprattutto nella società moderna): umanesimo e scienza. Secondo te in quale rapporto devono essere l'umanesimo e la scienza?
In realtà fra le peculiarità del grande umanesimo rinascimentale, come prima dell’antichità classica e poi dell’illuminismo, c’era proprio l’aver posto saldamente la scienza accanto alle altre sfere del sapere. La separazione è avvenuta dopo, dall’Ottocento in avanti, quando ingegneri, fisici e medici hanno smesso di parlare con filosofi, storici e poeti, e viceversa. Prima non era così. Il progetto culturale ed editoriale che racconto nel mio libro, di cui era stato pioniere Giulio Einaudi prima della seconda guerra mondiale e che mio padre ha poi proseguito e cambiato, rafforzandolo, negli anni successivi, consisteva proprio nel tentativo di far riparlare fra di loro le due culture, proponendo libri che ne mettessero in luce o ne stimolassero i punti di contatto. Con beneficio di entrambe, perché la scienza quando la si conosce getta luce su ogni altra parte della vita umana, e la filosofia quando esercita un influsso benefico sulla scienza le fa acquistare consapevolezza.
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L'Italia ha una tradizione di grande ricerca scientifica (pensiamo a Leonardo o a Galileo, primo scienziato moderno) che purtroppo però, attraverso i secoli, non ha avuto dai vari governi l'appoggio necessario per svilupparsi solidamente. Tuttora molti scienziati e ricercatori italiani devono andare all'estero per poter lavorare. Le scelte della casa editrice Boringhieri di dedicare tanta attenzione alla pubblicazione di libri scientifici sono state senz'altro illuminate (quanto rischiose). Secondo te, ci potrà mai essere una ripresa e un serio sviluppo della scienza in Italia?
Se mi chiedi dello sviluppo della scienza come sfera di attività, è una domanda difficile perché entriamo nel merito delle grandi scelte politiche, dei fondi destinati alla ricerca, delle riforme scolastiche e dei loro effetti sul lungo periodo. Posso dirti quello che spero, e che da quanto ho detto finora penso che sarà scontato: che solo una nazione che dedica alla scienza tutta l’attenzione e tutte le risorse che merita è una nazione che cresce invece di invecchiare. Se mi chiedi invece – o anche – dello sviluppo della cultura scientifica, penso che oggi la situazione sia leggermente migliore rispetto a quella che dovette fronteggiare mio padre nel secolo scorso, che c’è una maggiore attenzione alla sua divulgazione, e che un maggior numero di scienziati accetta finalmente un ruolo da intellettuali, ponendosi come interfaccia fra la loro disciplina e la società. Possiamo solo sperare che tutto ciò non sia un fenomeno passeggero, ma il segnale che sia gli studiosi sia il pubblico hanno effettivamente imparato qualcosa dagli errori del passato. |
Ascolta l'intervista con Giulia Boringhieri. |
Listen to the interview with Giulia Boringhieri. |
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Ringraziamo Giulia Boringhieri per il tempo che ha dedicato a noi e ai nostri lettori.