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Un'intervista con lo scrittore Umberto Eco.
Il famoso romanzo di Umberto Eco, "Il Nome della Rosa", è rimasto per mesi in cima alle classifiche dei libri più venduti negli USA; le vendite sono salite alle stelle in tutto il mondo e dal racconto è stato tratto un film. Il New York Times ha commentato il fenomeno notando che "gli editori dovrebbero imparare da questa esperienza che il pubblico è ormai pronto per qualcosa di più dei soliti prodotti prefabbricati". |
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Critici letterari in tutto il mondo hanno sezionato "Il Nome della Rosa" nella speranza di risolvere il mistero del suo strepitoso successo. Il libro è stato definito: romanzo storico, thriller teologico, racconto filosofico, romanzo gotico, monumentale esercizio di mistificazione. L'autore è stato criticato per aver pianificato il libro a tavolino e essersi in tal modo garantito il successo artificialmente. Tuttavia, un critico italiano ammiratore di Eco ha notato che il libro è solo apparentemente un viaggio nella cultura medievale; dietro il disegno storico si intravedono le tensioni e le ansie esplosive del mondo moderno. Lo stesso Eco concorda: Il Medio Evo fa da specchio al presente. Vi troviamo la radice dei nostri problemi, delle nostre ansie e crisi. |
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Umberto Eco non crede alle vecchie convinzioni sull'ispirazione e la passione nell'arte: La gente non ha ancora imparato che ogni lavoro d'arte è un gioco che si svolge a un tavolo da lavoro. Niente è peggio per l'arte che la passione dell'ispirazione; è la favola dei romantici scadenti che affascina i poeti e i romanzieri scadenti. L'arte è un affare serio. Manzoni e Flaubert, Balzac e Stendhal hanno scritto a tavolino. Il che significa costruire come un architetto pianifica un edificio. Eppure, noi preferiamo pensare che un romanziere inventi e che abbia una musa che gli sussurra all'orecchio. |
Quando il suo romanzo fu pubblicato Eco aveva già scritto 12 lavori, dalla poetica di Joyce a "Come Scrivere una Tesi". Dopo aver fatto parte di un gruppo di giovani scrittori di sinistra conosciuto come Gruppo 63, il principale movimento letterario italiano del dopoguerra, fu fra i maggiori participanti dei movimenti di protesta del 1968, (alcuni dei partecipanti diventarono poi i capi dei movimenti terroristici di sinistra). Tuttavia egli non seguì gli altri leader nelle organizzazioni di protesta o nella politica. Quando il suo romanzo apparve, nel 1980, Umberto Eco era già uno studioso rinomato internazionalmente; un brillante oratore, professore di semiotica, esperto in comunicazione di massa, saggista, giornalista, autore, pensatore e sopratutto dotato di una memoria eccezionale. Aveva 48 anni e divenne all'improvviso l'autore più venduto e più ricco. |
Anche io, come molti corrispondenti stranieri in Italia, scrissi del fenomeno Eco. Ma prima che il suo romanzo fosse pubblicato non avevo letto che alcuni dei suoi articoli sul giornale e non l'avevo mai incontrato. Dopo il successo Eco ha smesso di concedere interviste, a parte che al New York Times, Le Monde e la BBC. A me ha accordato un'intervista scritta di cui riporto qui gli aspetti salienti. |
Anche se sminuisce il "mito dell'ispirazione", Umberto Eco crede che l'impulso al raccontare sia comune a tutti: Questo è il motivo per cui così tanti scienziati, filosofi e critici scrivono racconti. Non solo coloro che ricordiamo come Tolkien, Segal, Hoyle, Sartre, Asimov e Harold Bloom che venivano dall'accademia, ma molti altri che abbiamo dimenticato. Penso che scrivere sia un modo per rivelare le contraddizioni della vita che uno vorrebbe risolvere. Scrivere racconti, come scrivere poesie, significa semplicemente presentare queste contraddizioni senza necessariamente risolverle. In effetti è poi il lettore, attraverso la sua interpretazione, che decide quale sia il significato della storia. |
Io ho scritto "Il Nome della Rosa" semplicemente perché desideravo farlo. Un buon motivo. Prima viene il desiderio, come il desiderio di far l'amore. Poi uno siede al tavolo e inizia, non dico a scrivere, ma a giocare, a costruire un mondo possibile. Il primo anno, dopo aver avuto il desiderio, non ho scritto, ma ho pianificato; ho fatto il piano dell'Abazia, ho buttato giù una lista di nomi e ho addirittura disegnato i visi dei personaggi. In effetti io credo che uno scriva un racconto perché desidera costruire un mondo. E desidera comunicare. |
Già negli anni '50 Eco scriveva del Medioevo; la sua tesi universitaria fu su San Tommaso d'Aquino. Negli esplosivi anni '60 lavorò per la famosa casa editrice italiana Valentino Bompiani. Qualcuno ha detto che durante le riunioni la sua era l'ultima parola. Eco, con gli occhi mezzo chiusi, prendeva la pipa e lanciava la frase che risolveva tutto. Già circolavano gli aneddoti che crearono l'immagine di Eco: Eco lavora 20 ore al giorno, Eco può recitare a memoria la metà di quello che legge, la vita di Eco è organizzata alla tedesca, ha un'abilità straordinaria per associare le cose più diverse. A me ha scritto ironicamente che in genere risparmia tempo abbreviando le interviste e poi mi ha mandato una risposta lunga 15 pagine! |
Il successo di Eco come incaricato della Cattedra di Semiotica nell'antica università di Bologna è stato immediato. Le sue famose lezioni erano seguite da 400 studenti, affascinati dal suo carisma. Narcisista com'è, è arrivato a dare fino a 250 lezioni all'anno. |
Aperto al dialogo, egli è per natura simultaneamente ironico e accademico. I suoi amici dicono che non si sa mai quando Eco scherza o lavora. Lui si definisce un ragno accademico. Lo stile di Eco è severo ma puntuato da scherzi, giochi e gare di memoria. Viene definito come una "macchina pensante". |
Dato che la semiotica è facilmente applicabile al Medioevo, così ricco di segni , ho chiesto a Eco il perché della sua attrazione per questo periodo storico, e quale sia la sua importanza per il mondo di oggi: La moda del Medioevo, il sogno medievale, attraversa tutta la civilizzazione europea. Il Medioevo è stato il punto di incontro fra l'Europa e le civiltà moderne. Abbiamo ancora a che fare con cose nate nel Medioevo; le banche e i loro documenti, le strutture amministrative e le comunità politiche, la lotta di classe e il pauperismo, la diatriba fra Stato e Chiesa, le università, il terrorismo mistico, i processi nati da semplici sospetti, gli ospedali e l'episcopato, la città moderna, il turismo e come si dovrebbe rispettare la propria moglie mentre si langue d'amore per un'altra - perché il Medioevo ha creato anche il concetto di amore nell'occidente. |
Eco sembra avere un'opinione su tutto quello che è successo dal Medioevo in poi. Il suo punto di vista sulle biblioteche è stato spesso citato. Gli piace fantasticare su quello che una biblioteca ideale dovrebbe o non dovrebbe essere. Dice di ammirare soprattutto la Sterling Library a Yale, un monastero neo-gotico come la chiama lui, mentre deplora le labirintiche biblioteche italiane come ciò che una biblioteca non dovrebbe essere. Propone piani per la biblioteca ideale. |
Eco ha descritto come gli abiti condizionino l'uomo, ricordando che i guerrieri nei secoli passati si vestivano con le armature e vivevano esteriormente, mentre i monaci, avendo inventato un abito maestoso, fluido e tutto d'un pezzo, lasciavano il corpo libero e dimenticato (dentro e sotto!) I monaci erano dunque ricchi di vita interiore ma lerci, perché i loro corpi erano difesi da un vestito che li nobilitava e allo stesso tempo lasciava loro la libertà necessaria per pensare e per dimenticarsi di sé. |
L'ironia di Eco emerge a piena forza nei suoi "consigli per le vacanze intelligenti". Annotando che chiunque non sia un criminale o un terrorista è più esigente per quanto riguarda i libri da leggere in vacanza, egli ha scritto una serie di proposte: per chi vuole tenersi aggiornato circa i problemi del terzo mondo suggerisce il "Kitab al-s ada wa'l is'ad," di Abdul'l Al'Amiri, di cui un edizione critica del 1957 è rintracciabile a Teheran. O il "Zefir Yezirah," "Zohar" naturalmente, per una buona lettura sulla tradizione cabalistica, mentre più semplicemente consiglia di portare al mare "Die Grundrisse" il nuovo testamento apocrifo e alcune microfiche non pubblicate del semiologo Peirce. |
Ho listato diversi soggetti di Eco anche per sottolineare la sua predilezione per le liste. I suoi soggetti creano delle liste. La sua mente cataloga, trasforma e applica.
Gli ho domandato il perché di così tante liste ne "Il Nome della Rosa": Ho sempre amato la tecnica della lista. Per molti anni ho fatto una collezione di esempi e considerato di scrivere un libro sull'uso delle liste, dalla letteratura classica a Joyce. Inoltre la lista è una strategia descrittiva tipicamente medievale, anche se nella tendenza alla lista c'è qualcosa di ancora più importante: è tipica delle epoche primitive e di quelle sovrastrutturate culturalmente. Quando qualcuno non sa o non sa più quale forma abbia il mondo invece che descriverne la forma ne lista gli aspetti. Si procede per aggregazione invece che per organizzazione. In sostanza il mio personaggio Adso, ne "Il Nome della Rosa" non capisce bene cosa succede o cosa è successo perciò fa una lista di ciò che vede o sente, o di quello che crede di avere visto, e conosce solo in virtù del fatto che ha visto o letto altre liste. |
Apparentemente Umberto Eco è l'intellettuale classico. È considerato tale nell'ambiente italiano e internazionale. La sua analogia fra l'intellettuale e il critico è una riflessione profonda sul ruolo in cui egli vede se stesso al'interno della società: Dico spesso che l'intellettuale è qualcuno tipo il Barone Rampante di Italo Calvino; siede su un albero ma segue e critica tutto, pertecipando in tal modo agli eventi della sua epoca. La partecipazione di un intellettuale alla vita politica è un'attività importantissima che a volte assume forme di ricerca apparentemente disinteressata; anche se come un qualsiasi privato cittadino, egli può partecipare alla vita pubblica o mettere la sua conoscenza a disposizione di un partito o di un gruppo. Tuttavia la vera funzione dell'intellettuale si attua non quando parla in favore del suo partito o gruppo ma contro di questo. È facile criticare i nemici. Il problema è criticare gli amici. |
Gaither Stewart vive a Roma e collabora, fra diversi progetti, come corrispondente dall'Europa per il Greanville Post. Esperto giornalista, romanziere e saggista tratta diversi argomenti, dalla cultura alla storia alla politica. È anche l'autore della Trilogia Europea, celebrati racconti di spie di cui l'ultimo volume, Time of Exile, è stato recentemente pubblicato da Punto Press. |
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