In questo periodo si parla molto di problema dell'immigrazione. Pochi ricordano che agli inizi del 1900 ci fu una grande immigrazione di italiani negli Stati Uniti e in Sud America.
Conosci la storia degli immigrati italiani negli USA durante la seconda guerra mondiale? |
En este período se habla mucho de la inmigración. Pocos recuerdan que a principios de los años del 1900 hubo una gran inmigración de italianos en los Estados Unidos y América del Sur.
¿Conoces la historia de inmigrantes italianos en los EE.UU. durante la Segunda Guerra Mundial? |
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Immigranti che arrivano a Ellis Island, NY (1902). Fonte Wikipedia.org
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Alberto Baudo
"Ho rilasciato questa intervista prima dei tragici fatti dell'11 settembre scorso. Quella che paventavo come remota ipotesi si è trasformata in un fatto tanto reale quanto orribile. |
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In questa occasione, che ci riporta alla mente l’attacco di Pearl Harbor di 60 anni fa, l’approccio del Governo Americano nei confronti degli immigrati residenti negli Usa, appartenenti alle nazionalità sospettate come responsabili o complici degli atti terroristici, sembra più cauto ed improntato al massimo rispetto dei diritti civili ed umani. Ci piace pensare che le battaglie degli immigrati italiani, giapponesi e tedeschi residenti in America durante la seconda guerra mondiale abbiano ottenuto i risultati che si proponevano. Far si' che, neanche nei momenti più tremendi della storia, si perda di vista il rispetto dei valori fondamentali di convivenza civile e che mai, e per nessuna ragione, si risponda alla barbarie con la barbarie." [Alberto Baudo] |
Stranieri nemici
Il 7 dicembre del 1941 gli Usa entrano in guerra. Un decreto di Roosevelt stabilisce che gli italiani, i giapponesi e i tedeschi residenti in America siano trattati da stranieri nemici. Il decreto colpisce 600.000 italo-americani privi di cittadinanza Usa. |
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La lista
La storia comincia in realtà nel settembre del 1939, quando la Gran Bretagna e la Francia dichiararono guerra alla Germania. Fu allora che il presidente Roosevelt chiese al direttore del Fbi Edgar J. Hoover di compilare una lista di persone ritenute pericolose da arrestare in caso di emergenza nazionale. |
Il coprifuoco
A 52.000 residenti italiani della California fu imposto il coprifuoco dalle otto di sera alle sei del mattino e il divieto di spostarsi a cinque miglia dalle loro case. A loro, come a tutti gli altri italo-americani del paese, fu imposto di indossare tessere di riconoscimento particolare e di registrarsi all'ufficio postale. |
Gli arresti e gli internamenti
Centinaia di italiani furono tratti in arresto nei mesi successivi al bombardamento di Pearl Harbor. Un numero ancora oggi indefinito di italiani venne internato in campi militari in Montana, Oklahoma, Tennessee e Texas. Il più noto era il campo di Missoula. Alcune centinaia vi rimasero per oltre due anni. Molti furono spostati in continuazione da un campo all'altro. |
Fort Missoula
Le deportazioni
Il 24 febbraio del 1942 circa diecimila italo-americani residenti in California furono costretti ad abbondonare le loro case sulla costa e a spostarsi verso l'interno. Nei primi mesi di guerra i generali temevano infatti che avrebbero aiutato i giapponesi in caso di sbarco sulla costa occidentale. |
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La fine
Il 12 ottobre 1942, Colombus Day, il presidente Roosevelt revoca lo status di nemici stranieri agli italo-americani. A convincerlo sono le pressioni politiche dell'establishment democratico e sindacale del paese. Giapponesi e tedeschi dovranno aspettare la fine della guerra per riacquistare i loro diritti. |
Intervista ad Alberto Baudo, autore del documentario "Una Storia Segreta". |
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1) "Alberto, come hai scoperto questa "Storia Segreta"?"
Ho scoperto questa storia per caso lo scorso anno, grazie ad un articolo sul Village Voice, la storica rivista di NY. L’autrice, nipote del celeberrimo cantante del Metropolitan Opera, Ezio Pinza, arrestato e poi internato in Montana nel 1941, ha ricostruito in breve gli eventi storici che hanno colpito la comunità italiana in America durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma sopratutto ha raccontato la vicenda umana del nonno, il Pavarotti dell’epoca, arrestato dall’Fbi senza alcun mandato all’indomani di Pearl Harbor, portato davanti ad una commissione di polizia senza la minima assistenza legale, e poi rinchiuso in carcere per mesi, prima che pressioni da ogni dove gli riconquistassero la libertà. La sua colpa? La sua unica colpa era quella di essere Italiano. Un Italiano che viveva e lavorava in una nazione che aveva appena dichiarato guerra al Giappone, alla Germania ed all’Italia. Una delle tante vittime, negli anni dal 1941 al 1945 di quella che lo storico Philip Cannistraro ha definito Wartime Histerya – Isteria da tempo di guerra. |
2) "Come mai ti sei interessato a questa storia?"
Sono rimasto fortemente colpito dall’apprendere questa drammatica vicenda che ha avuto per vittime innocenti gli emigranti italiani, ed anche un po’ meravigliato del fatto che io non ne sapessi nulla. L’internamento di oltre 100.000 giapponesi è un fatto noto. Non altrettanto la deportazione e l’internamento di migliaia di Italiani che vennero classificati come stranieri nemici. Puniti da quello stesso paese che li aveva accolti, anni prima, all’ombra della Statua della Libertà. Nei giorni e nelle settimane successive ho scoperto con sorpresa che questa mia ignoranza era comune alla gran parte degli italiani sia qui in America che nel nostro paese. Che questo capitolo oscuro della Storia Americana era rimasto segreto per oltre mezzo secolo. E’ nato così il desiderio, se non addirittura il bisogno, di contribuire a fare chiarezza sulla vicenda, di definirne esattamente i contorni storici, e sopratutto di raccontare quella che è una storia umana fortemente drammatica, una storia di sofferenze, una storia di ingiustizie vissute dai nostri padri. Dobbiamo ricordare che all’epoca della Seconda Guerra Mondiale gli italiani rappresentavano la comunità di emigranti più numerosa in America. Ma nel corso di una sola notte divennero il Nemico. Per seicentomila individui il Sogno Americano si trasformò improvvisamente in incubo. Isolati, privati dei diritti civili, sottoposti a coprifuoco, rinchiusi in campi di internamento, lontani dalle proprie famiglie e dai propri affari, o addirittura imprigionati. Non per quello che avevano fatto. Ma per quello che avrebbero potuto fare. La loro unica colpa era quella di essere italiani. Esemplare, quanto poco nota, la vicenda della famiglia Di Maggio. Mentre la leggenda del baseball Joe ed i fratelli Dominic e Vince partivano per il fronte indossando la divisa americana, il padre Giuseppe veniva deportato e costretto ad abbandonare la gestione del ristorante al Fisherman Wharf di San Francisco. Il vecchio Di Maggio non si era mai curato di avviare la procedura burocratica di nazionalizzazione per sè. Aveva pensato solo a lavorare duro, a crescere ed educare i figli. Il suo essere rimasto italiano gli valse l’etichetta di straniero nemico, con la applicazione delle conseguenti misure restrittive. |
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Di Maggio Brothers
3) "Hai avuto dei problemi a farla? C'è qualcuno che ti ha messo i bastoni tra le ruote?"
Be', a dire il vero, non è stato facile. Sia dal punto di vista delle ricerche, sia dal punto di vista della individuazione di un interlocutore disponibile a mettere in onda il documentario. Per quanto riguarda le ricerche abbiamo passato mesi a Washington setacciando, documento per documento gli Archivi Nazionali ed altri archvi privati. I maggiori problemi li abbiamo avuti con l’FBI. L’Agenzia Federale spesso opponeva il rifiuto a rilasciare documenti con la motivazione, o il pretesto, della sicurezza nazionale. Ma, impugnando il Freedom Of Information Act come una clava, siamo riusciti ad entrare in possesso di materiale assolutamente straordinario e del tutto inedito. Materiale che aiuterà gli storici a scrivere una pagina della nostra storia rimasta fino ad oggi, sorprendentemente, in bianco. Per quanto riguarda la distribuzione in questo momento siamo in trattative con la RAI per la messa in onda del documentario, ma anche qui gli ostacoli sono tanti. E non mi riferisco soltanto alla burocrazia sfiancante o alla mancata nomina dei nuovi dirigenti. Noi riteniamo però che il servizio pubblico sia l’interlocutore privilegiato per un progetto di rilevanza sociale e civile. |
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4) "Secondo te, in un paese come il nostro, una storia come questa puo' suscitare interesse o no. Come pensi che potrebbero reagire gli italiani dinanzi al racconto di questa vicenda?"
Io credo che chiunque abbia interesse a capire meglio cosa succede oggi in Italia, negli Usa, nei rapporti tra i nostri paesi, non possa ignorare lo svolgimento di fatti che hanno coinvolto l’intera comunità di italiani in America, e qui parliamo di ben 600.000 famiglie che sono state etichettate come "enemy aliens" - stranieri nemici, da un giorno all’altro e le cui garanzie fondamentali sono state violate, causando danni permanenti e spesso tragedie. Non si possono, e non si devono dimenticare le tremende vicende umane di Martini Battistessa, di Giuseppe Mecheli, di Stefano Terranova, di Giovanni Sanguenetti, anziani immigrati che, nell’arco di 5 giorni dall’ordine di evacuazione nel febbraio 1942, si suicidarono, incapaci di comprendere e sopratutto di accettare quella decisione che avrebbe sconvolto le loro vite, sotto il piano economico e quello degli affetti. Io credo che una nazione, come una famiglia, deve avere rispetto ed attenzione verso le proprie memorie. Dimenticare ha il suo prezzo. |
5) "Perché nessuno l'ha raccontata prima?"
Il Governo Americano, come è facile intuire, non aveva alcun interesse a pubblicizzare una storia di palesi violazioni dei diritti civili, mentre la comunità italiana ha voluto dimenticare al più presto una vicenda che ha vissuto, paradossalmente come una vergogna. Una umiliazione della quale non parlare nemmeno con i figli o con i nipoti. Dobbiamo tener presente che per gli immigrati italiani negli anni 30 e 40 il vero obiettivo era quello di integrarsi, di diventare insomma americani, e questa vicenda non li avrebbe aiutati in questo percorso. I giapponesi invece, già all’indomani della fine della guerra, chiesero le scuse del governo americano, che ottennero ufficialmente nel 1988, insieme ad un indennizzo di $ 20,000 per ogni vittima del pregiudizio etnico. |
6) "Essere italiani in America è ancora oggi molto difficile secondo te?"
Purtroppo sì. Gli stereotipi sono durissimi a morire. Secondo un recentissimo sondaggio condotto negli USA dalla Zogby International tra 1.300 teenager di diversi gruppi etnici, religiosi e razziali, gli Italo-Americani e gli Arabo Americani hanno ottenuto le caratterizzazioni peggiori. I ragazzi dovevano assegnare dei ruoli per un ipotetico film: Il 78 per cento del campione ha indicato gli italiani come boss del crimine (44 per cento) o come personale impiegato in pizzerie e ristoranti (34 per cento), mentre gli arabi sono stati visti come ambulanti (49 per cento) o terroristi (34 per cento). Un’altra ricerca dello scorso anno ha esaminato 1,078 films prodotti da Hollywood dal 1928 al 2000, con personaggi italiani o Italo-Americani. La stragrande maggioranza di questi (il 73 per cento) ha posto gli italiani in una luce negativa, ritraendoli come bifolchi, bigotti o criminali. La verità è tutt’altra: gli Italo-Americani hanno costituito meno del 5 per cento, cioè 26 dei 458 ricercati della lista Most Wanted compilata dall‘FBI negli ultimi 50 anni. Nessun italiano è oggi presente in quella lista. Secondo il Censimento del 1990 due terzi dei 6 milioni di Italo-Americani impegnati come forza lavoro qui negli USA appartiene alla categoria impiegatizia e dirigenziale, in posizioni come medici, avvocati, insegnanti, manager e dirigenti d’azienda. Il nostro lavoro, di cui Una Storia Segreta è solo la prima parte, va nella direzione di presentare un ritratto più bilanciato degli italiani d’America, la cui lunga storia di patriottismo, di dignità e di duro lavoro merita un rispetto di gran lunga maggiore. |
7) "Che cosa vuol dire sentirsi emigranti in Usa?"
Io sono un privilegiato. Sono arrivato negli Usa per scelta e non per bisogno. Credo invece che sentirsi emigranti all’inizio del secolo, quando la grande ondata sbarcò ad Ellis Island, deve essere stata una esperienza durissima. Consiglio a tutti di andare a visitare il Museo dell’Immigrazione e sfido chiunque a non emozionarsi di fronte alle fotografie, agli sguardi smarriti di quelle famiglie che dovevano affrontare una nuova vita partendo da zero, in un paese sconosciuto, con una lingua sconosciuta e senza alcuna sicurezza economica. Io provo un grande rispetto ed ammirazione per quegli uomini e quelle donne. |
8) "Pensi che un italiano potrà mai sentirsi a casa e trattato alla pari in un paese come gli Stati Uniti?"
Io distinguerei tra Italiani di recente immigrazione, ed Italo-Americani. Sebbene la mia sia stata un’esperienza del tutto positiva - io credo che questa sia ancora oggi la terra delle opportunità - ritengo che il processo per una reale e totale parità degli Italo-Americani sia ancora lungo e irto di ostacoli, basati sopratutto su pregiudizi stereotipati. |
9) "Anche se oggi i tempi sono cambiati e non esiste al mondo che possa esserci una guerra tra l'Italia e gli Usa, ma se un domani ci dovessero essere delle conflittualità tra questi due paesi, pensi che potrebbero esserci delle "retaliation" contro gli italiani in Usa?"
I rapporti tra i nostri paesi sono eccellenti, con il nuovo governo più che mai, ma c’è comunque un dato da analizzare. La norma che ha consentito al Governo USA di internare giapponesi ed Italiani, violando le loro libertà civili, si rifà addirittura all’Alien and Sediction Act del 1790. Nonostante tutte le proteste questa norma, presente nel codice Usa, è ancora oggi in vigore e non ne è neppure prevista la abolizione. Non sono gli Italiani oggi ad essere preoccupati ma lo è certamente, per esempio, la comunità Arabo-Americana, nella seppur lontana ipotesi di una ondata di attacchi terroristici sul suolo americano. |
10) "Secondo te c'è qualcosa che il governo italiano può fare per noi qui in America? C'è un modo per lo Stato Italiano per farci sentire protetti?"
Occorrerebbe forse un maggiore coordinamento tra il Paese ed i suoi cittadini residenti all’estero. Potrebbe essere utile avviare una campagna di ascolto delle loro esigenze e dei loro bisogni. Il provvedimento sul voto all’estero è un buon risultato, ma certamente ancora insufficente.
[Intervista realizzata da Sergio di Cori per Il Tempo] |
UNA STORIA SEGRETA. Quando Essere Italiani Era Un Crimine. documentario di 120 minuti. Alberto Baudo: Autore e Produttore Esecutivo; Raffaela Acampora: Produttore Associato; Vincenzo Pascale: Assistente alla Produzione; Cinthia Mitchell: Capo Ricercatrice.
Alberto Baudo. Giornalista e Produttore Televisivo. Vive e lavora a New York. Executive Producer della ABNY Manhattan Productions con la quale ha prodotto servizi e documentari per networks europei, americani, canadesi e giapponesi. Recentemente ha prodotto, da New York, oltre 300 servizi filmati per RAI News 24.
La garanzia di fedeltà nella ricostruzione storica e nella analisi più oggettiva degli eventi è garantita dalla autorevolezza dei consulenti storici: Il Prof. Lawrence DiStasi, della Berkeley University, che ha dedicato a questa vicenda 9 anni di lavoro e due ponderose pubblicazioni; il Prof Philip Cannistraro, Direttore del J. Calandra Institute di New York ed il Dr. John Calvelli, Consulente Parlamentare nonché Presidente della Coalizione delle Associazioni Italo Americane. Il Dr. Calvelli è anche l'autore materiale della Legge 106-451, appena approvata dal Congresso Usa, dal titolo Wartime Violation Of Italian American Civil Liberties Act (LA LEGGE DI RIPARAZIONE. N.106-451 approvata il 7 Novembre 2000 TITOLO: SULLA VIOLAZIONE IN TEMPO DI GUERRA DELLE LIBERTA' CIVILI DEGLI ITALO AMERICANI Estratto... Art 4. La storia del trattamento degli Italo-Americani durante la Seconda Guerra Mondiale deve essere raccontata, affinché si riconosca che questi avvenimenti sono accaduti, per ricordare coloro le cui vite furono ingiustamente stravolte e le cui libertà violate; per aiutare a riparare il danno arrecato alla comunità Italo-Americana e per scoraggiare il ripetersi di simili ingiustizie e violazioni delle libertà civili nel futuro. Art. 5. Il Presidente, a nome del Governo degli Stati Uniti, riconosce formalmente che questi eventi hanno rappresentato una fondamentale ingiustizia nei confronti degli Italo-Americani.) |