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Actividad: Leer y Probar

La parola "incipit" deriva dal verbo latino "incipĕre" che vuol dire "incominciare". Comunemente, l'incipit denota le parole iniziali di un libro. L'incipit è ciò che ci attira e incuriosisce e ci fa dire "voglio continuare a leggere questo libro".

 

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La palabra "incipit" proviene del verbo latino "incipĕre" que significa "comenzar". Comúnmente, el incipit denota las palabras iniciales de un libro. El incipit es lo que nos atrae e intriga y nos hace decir "quiero seguir leyendo este libro".

 

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(immagine: Guilherme Rossi su Pexels)

 

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Incipitario.com è una ricca e interessante risorsa di incipit di libri italiani ed internazionali.

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In Incipitario gli incipit dei libri stranieri sono tradotti in italiano.

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En Incipitario los incipit de libros extranjeros están traducidos al italiano

Di seguito troverai un esercizio con 10 incipit di libri italiani e stranieri che dovrai attribuire all'autore giusto.

Usa la tua intuizione per capire il significato generale degli incipit.

Se necessario usa il dizionario online.

Per alcune opere di pubblico dominio, puoi cliccare sul titolo per scaricare il libro completo.

 

Buona lettura!

A continuación encontrarás un ejercicio con 10 incipit de libros italianos y extranjeros que debersá atribuir al autor correcto.

Usa tu intuición para comprender el significado general de los incipit. Si es necesario, usa el diccionario en línea. Para algunas obras de dominio público, puedes hacer clic en el título para descargar el libro completo.

 

¡Disfruta la lectura!

 

Esercizio

Qui trovi una lista di 10 incipit e una lista di 10 autori e titoli che non corrispondono. Su un foglio di carta, combina il numero dell'incipit al titolo del libro e autore corretto.

 

INCIPIT 1

 

La mezzanotte del 20 aprile 1847, un acquazzone diluviale, accompagnato da scrosci di folgore e da impetuosi soffi di vento subissava la solitaria e selvaggia Mompracem, isola situata sulle coste occidentali di Borneo, e il cui nome bastava in quei tempi a spargere il terrore a cento leghe all’intorno. L’abitazione della Tigre della Malesia, posta come aquila su di una gran rupe tagliata a picco sul mare, a cinquecento passi dalle ultime capanne del villaggio di Gjehawem, quella notte, contro il solito, era illuminata. Dai vetri colorati di una stanza a pianterreno, uscivano getti di luce rossigna, che rischiaravano fantasticamente le asperità delle roccie e le trincee e le gabbionate sparse all’esterno. Diamo un’occhiata a questa stanza, luogo favorito d el terribile capo dei pirati di Mompracem. Era questo un salotto alquanto vasto, co lle pareti sepolte sotto pesanti tessuti di broccatello, di velluto cremisi e di sete di Francia, qua e là sgualciti, macchiati e rattoppati, e col terreno coperto da morbidi tappeti di Persia, sfolgoranti d’oro e di colori.

 

I promessi sposi di Alessandro Manzoni

INCIPIT 2

 

C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch'io possa dire "Ecco cos'ero prima di nascere".

 

Almost blue di Carlo Lucarelli 

INCIPIT 3

 

Ricordo benissimo come fu che cessai di dipingere. Una sera, dopo essere stato otto ore di seguito nel mio studio, quando dipingevo per cinque, dieci minuti e quando gettandomi sul divano e restandoci disteso, con gli occhi al soffitto, una o due ore; tutto ad un tratto, come per un'ispirazione finalmente autentica dopo tanti fiacchi conati, schiacciai l'ultima sigaretta nel portacenere colmo di mozziconi spenti, spiccai un salto felino dalla poltrona nella quale mi ero accasciato, afferrai un coltellino radente di cui mi servivo qualche volta per raschiare i colori e, a colpi ripetuti, trinciai la tela che stavo dipingendo e non fui contento finché non l'ebbi ridotta a brandelli. Poi tolsi da un angolo una tela pulita della stessa grandezza, gettai via la tela lacerata e misi quella nuova sul cavalletto. Subito dopo, però, mi accorsi che tutta la mia energia, come dire? creatrice, si era completamente scaricata in quel furioso e, in fondo, razionale gesto di distruzione.

 

La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig 

INCIPIT 4

 

Sei mesi sul mare…! Sì, lettore mio, sono proprio sei mesi che il mio sguardo non si posa più sulla terraferma; navighiamo sulla scia della balena sotto il cocente sole del tropico – cielo e mare, null’altro intorno a noi! Da settimane le nostre provviste fresche sono esaurite. Non vi è più a bordo una patata dolce, nè un solo tubero di yam. Quei meravigliosi grappoli di banane che decoravano la nostra poppa, anch’essi sono scomparsi. E gli aranci deliziosi che dondolavano sospesi dai nostri stragli e dalle coffe, neppur essi ci sono più! Sì, tutto ciò che di fresco e di bello v’era sulla nave, è sparito, e non ci rimane più che cavallo salato e gallette da marinaio. Oh! quanto darei per un fresco stelo di erba – per l’effluvio fragrante di una manciata di terra appena smossa! Non vi è dunque nulla di fresco intorno a noi? Nulla di verde su cui possa posarsi lo sguardo? Sì, l’interno delle nostre murate è dipinto di verde; ma che tinta incerta e malaticcia! proprio come se fosse impossibile che anche una lieve parvenza verdeggiante potesse fiorire lontano dalla terra ferma. Perfino la corteccia che rivestiva la legna che usiamo per combustibile, è stata rosicchiata e divorata dal maiale del capitano; e questo avvenne tanto tempo fa, che anche il maiale è stato divorato a sua volta.

 

La noia di Alberto Moravia

 

INCIPIT 5


Sembra che l'invenzione degli scacchi sia legata a un fatto di sangue.
Narra infatti una leggenda che quando il gioco fu presentato per la prima volta a corte il sultano volle premiare l'oscuro inventore esaudendo ogni suo desiderio. Questi chiese per sé un compenso apparentemente modesto, di avere cioè tanto grano quanto poteva risultare da una semplice addizione: un chicco sulla prima delle sessantaquattro caselle, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza, e così via...
Ma quando il sultano, che aveva in un primo tempo accettato di buon grado, si rese conto che a soddisfare una simile richiesta non sarebbero bastati i granai del suo regno, e forse neppure quelli di tutta la terra, per togliersi dall'imbarazzo stimò opportuno mozzargli la testa.
La leggenda sottace il fatto che quel sovrano dovette pagare in seguito un prezzo ben maggiore: egli si appassionò al nuovo gioco fino a smarrirne la ragione. L'esosità del mitico inventore, infatti, è pari solo a quella del gioco stesso.

 

Piccole donne di Louisa May Alcott

 

INCIPIT 6

 


Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.

 

La tigre della Malesia di Emilio Salgari

 

 

INCIPIT 7

 

Il primo carabiniere che entrò nella stanza scivolò sul sangue e cadde su un ginocchio. Il secondo si arrestò sulla soglia come sul bordo di una buca, agitando le braccia aperte, per lo slancio.
- Madonna Santa! - urlò, serrando le guance tra le mani, poi si voltò e corse nel pianerottolo e giù per le scale e oltre la porta e fuori, nel cortile del palazzo, dove si aggrappò al cofano della Punto bianca e nera e si piegò in avanti, spezzato in due da un conato violento.
In ginocchio sul pavimento, al centro della stanza, la pelle dei guanti incollata al pavimento appiccicoso, il brigadiere Carrone si guardò attorno e gli sfuggì un singhiozzo roco, quasi un rutto.

 

Il richiamo della foresta di Jack London (John Griffith London)

INCIPIT 8

 

Buck non leggeva i giornali, altrimenti avrebbe saputo quali guai si stavano preparando non soltanto per lui, ma per tutti i cani di forte muscolatura e col pelo lungo e soffice da Puget Sound a San Diego. Brancolando tra le tenebre artiche gli uomini avevano trovato un metallo giallo e, poiché le compagnie di navigazione e di trasporto avevano divulgato la notizia, migliaia di persone correvano verso il Nord. Questi uomini avevano bisogno di cani; cani robusti, con una forte muscolatura e pelo folto per difendersi dal gelo.

 

Canne al vento di Grazia Deledda

 

INCIPIT 9


– Natale non sarà Natale senza regali, – brontolò Jo, stesa sul tappeto.
– Brutto guaio essere poveri, – commentò con un sospiro Meg facendo scivolare lo sguardo sul suo vecchio vestito.
– È un’ingiustizia, dico io, che tante ragazze abbiano un sacco di belle cose e altre niente, – aggiunse la piccola Amy, tirando su col naso per il dispetto.
– Abbiamo il papà e la mamma, però, e ciascuna di noi ha tre sorelle, – disse Beth dal suo angolino con aria soddisfatta.
Le sagge parole della ragazzina rischiararono i quattro giovani visetti su cui guizzava a tratti il riverbero del fuoco acceso nel caminetto, ma subito le espressioni tornarono a incupirsi quando Jo riattaccò in tono amaro: – Veramente il papà non ce l’abbiamo, al momento. E non lo avremo per molto tempo ancora.
Non disse «forse mai piú», ma quel pensiero passò lo stesso nella mente di ognuna di loro perché il papà era lontano e sui campi di battaglia.

 

Taipi di Herman Melville

 

INCIPIT 10

 

Tutto il giorno Efix, il servo delle dame Pintor, aveva lavorato a rinforzare l'argine primitivo da lui stesso costruito un po' per volta a furia d'anni e di fatica, giù in fondo al poderetto lungo il fiume: e al cader della sera contemplava la sua opera dall'alto, seduto davanti alla capanna sotto il ciglione glauco di canne a mezza costa sulla bianca "Collina dei Colombi".
Eccolo tutto ai suoi piedi, silenzioso e qua e là scintillante d'acque nel crepuscolo, il poderetto che Efix considerava più suo che delle sue padrone: trent'anni di possesso e di lavoro lo han fatto ben suo, e le siepi di fichi d'India che lo chiudono dall'alto in basso come due muri grigi serpeggianti di scaglione in scaglione dalla collina al fiume, gli sembrano i confini del mondo.

La luna e i falò di Cesare Pavese

 

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