Nell'atmosfera litigiosa e tesa del cinema italiano, in cui i partiti politici nominano i candidati che gestiranno le più importanti mostre del cinema, c'è una sola cosa su cui le sinistre e le destre, i comunisti e i cristiano democratici concordano: Totò è un Re. |
Forse il più grande comico dello schermo, (dai tempi gloriosi di Charlie Chaplin, Buster Keaton e Harold Lloyd), Antonio de Curtis, noto universalmente come Totò, lavorò in dozzine di film ed ebbe una carriera cinematografica che si estese per oltre trent'anni; fu estremamente popolare in Italia, dove i suoi film attrassero milioni di spettatori e i suoi film furono fra quelli maggiormente esportati. |
Ma quali sono stati gli elementi che crearono l'arte tutta particolare di Totò? |
Per iniziare, il personaggio di Totò era distintamente regionale-napoletano e, specialmente per il pubblico italiano, i suoi sciogli-lingua con parole e frasi inventate erano un divertimento assicurato. Come attore, il suo tempismo comico era impeccabile; il suo viso, inscrutabile come quello di Keaton, sembrava capace di comunicare un ampio raggio di emozioni e intenzioni al tempo stesso. |
Quando la sua popolarità raggiunse dei livelli da record, negli anni '50 e '60, Totò venne a rappresentare il simbolo di una vecchia nozione di Italia e di italiani che non si rispecchiavano nel paese che (dal dopoguerra) si modernizzava e industrializzava rapidamente. Nonostante tutto, egli rimase fino alla morte, e lo è tuttoggi, l'attore italiano più amato dello schermo. |
DESCRIZIONE DEI FILM: |
Fermo
con le mani (1937, Gero Zambuto, 73m) |
Già nei primi anni '30, Totò era diventato una figura di spicco nei teatri e negli spettacoli di varietà italiani e in maniera quasi consequenziale, approdò nel cinema. Il suo primo film è una chiara trasposizione sullo schermo delle scenette che lo resero così popolare nei teatri. |
In cerca di lavoro, Totò (il suo nome nel film) trova un posto, travestito da donna, in un salone di bellezza; dopo avere massaggiato una cantante famosa, viene scoperto e licenziato. In seguito, va nel teatro in cui la cantante si esibisce. In qualche modo ne diventa il direttore di orchestra e riesce a conferire un enorme successo allo spettacolo. Nel film ci sono dei fantastici momenti con vari attori di teatro famosi a quel tempo, fra cui Miranda Bonansea Garvaglia, la risposta italiana a Shirley Temple. |
San
Giovanni decollato (1940, Amleto Palmeri, 87m) |
Inizialmente progettato per essere diretto dallo sceneggiatore e ideologo neorealista, Cesare Zavattini, (che collaborò alla sceneggiatura), questo fu il primo film in cui la natura del personaggio napoletano di Totò si scatenò. Attraverso il film troviamo i primi esempi degli sciogli-lingua alla Totò che sarebbero diventati la sua caratteristica nei lavori seguenti. |
La trama racconta di un uomo la cui eccessiva devozione verso l'immagine di San Giovanni Battista provoca l'ra della popolazione locale, fra amori, vecchie famiglie e una quasi surreale battaglia di piatti si ha un tour-de-force comicissimo. |
Risate
di gioia (1960, Mario Monicelli, 106m) |
L'unico film in cui Totò abbia recitato con Anna Magnani, con la quale aveva lavorato in teatro. "Risate di gioia" riunisce questo duetto straordinario insieme al giovanissimo Ben Gazzara. |
I tempi sono sempre duri a Cinecittà per la comparsa Tortorella (Magnani), ma specialmente alla fine dell'anno, quando semplicemente, non c'è lavoro. Con la speranza di raccimolare un gruzzoletto, la donna si unisce ad un altro attore disoccupato (Gazzara) e a un borseggiatore professionista (Totò) per raggirare gli ospiti di un veglione di Capodanno. Diviso fra l'umorismo e la commozione, "Risate di gioia" ci regala un Totò "clown bianco", con una vena di tristezza, la cui presenza aggiunge un tocco di disperazione all'azione. |
47
morto che parla (1950, Carlo Ludovico Bragaglia, 89m) |
Adattato liberamente dal pezzo di Ettore Petrolini, con alcuni prestiti dal "Miserabile" di Molière, secondo il critico Ennio Bispuri, "47 morto che parla" è stato il primo film in cui Totò ebbe veramente un ruolo al di sopra del suo solito personaggio teatrale. Il film ebbe un successo di botteghino enorme, e l'anno della sua uscita fu visto da oltre 4.3 milioni di spettatori italiani. |
Un misero barone (Totò), conserva i suoi averi in una cassetta di sicurezza nascosta, con l'intento di darne la metà per la costruzione di una scuola e l'altra metà per suo nipote Gastone. Tuttavia, l'amministrazione locale diventa impaziente di avere la metà che gli spetterebbe e con un sedativo, mette a dormire il barone, il quale, al risveglio, pensa di essere morto. |
Miseria
e nobilità (1954, Mario Mattoli, 95m) |
Il secondo e migliore adattamento per lo schermo, fatto con Totò, dello scrittore farsesco Eduardo Scarpetta (XIX secolo), "Miseria e Nobiltà" è il veicolo cinematografico perfetto per il genio teatrale di Totò. Tutti gli intrecci, i malintesi e le coincidenze sorprendenti sono gestite con un tempismo comico squisito, coordinati da Totò che diventa quasi il direttore maniacale di questo compagnia. |
Lo scrittore Felice (Totò) e il fotografo Pasquale (Enzo Turco) vivono in povertà e in litigio continuo nel tentativo di esercitare la propria arte. Il loro amico Eugenio, figlio del marchese Ottavio, li convince ad accompagnarlo e a pretendere di essere degli aristocratici, quando va a chiedere la mano della sua amata Gemma (Sofia Loren). |
Siamo
uomini o caporali? (1955, Camillo Mastrocinque, 94m) |
Il film presenta anche due momenti musicali in cui Totò canta. |
Totò finisce in un ospedale psichiatrico per avere aggredito il direttore in carica delle comparse a Cinecittà, dopo che gli è stata rifiutata una parte. Nell'ufficio dello psichiatra, egli spiega la sua filosofia di vita: il mondo si divide in due parti, quella degli uomini semplici, i quali vengono regolarmente frustrati e provocati, e quella dei "caporali", la cui natura è tale da frustrare e provocare. La sua visione viene illustrata con il racconto delle sue disavventure, con dettagli esilaranti, al termine del quale lo psichiatra rilascia Totò dichiarandolo sano di mente. |
I
due colonnelli (1963, Steno, 90m) |
Gli italiani hanno una fantastica tradizione di commedie contro la guerra (la più conosciuta delle quali è "La grande guerra" di Monicelli, con Sordi). "I due colonnelli" è un altro altissimo e ilare esempio di questa tendenza. Totò voleva un grande attore americano come co-protagonista e scritturò Walter Pidgeon, fresco del successo di "Advise and Consent". |
Al confine fra Grecia e Albania, il controllo di una piccola cittadina passa di volta in volta agli inglesi e agli italiani così spesso che si arriva ad una certa stabilità. Gli abitanti continuano la loro vita e i due ufficiali in capo, Totò e Pidgeon, arrivano ad avere una relazione cordiale. Tuttavia le cose cambiano appena Mussolini è spodestato e arrivano sulla scena le truppe tedesche. |
I
soliti ignoti (1958, Mario Monicelli, 100m) |
Anche se non è propriamente un film di Totò (lui appare solamente, come favore verso il suo grande amico Monicelli, in una scena in cui descrive nei dettagli come far saltare una cassaforte) non c'è bisogno di scuse per vedere una delle più grandi commedie italiane, molte volte imitata, ma mai eguagliata: il resoconto di un furto che non poteva andare peggio. Con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Renato Salvatori. |
Totò
Diabolicus (1962, Steno, 96m) |
Il grande successo internazionale di "Clouzot Diabolique" portò in Italia e altrove un'ondata di film gialli e del mistero, e fornì il materiale per una delle più acute e più amate commedie di Totò. |
Un uomo molto ricco viene assassinato e l'assassino lascia una firma sul corpo: "Diabolicus". Gli eredi della vittima, quattro fratelli e una sorella (tutti interpretati da Totò) vengono immediatamente sospettati, soprattutto a causa del fatto che solo uno di loro, Monsignor Antonino, ha un alibi di ferro. Ma appena tutti i fratelli iniziano a sparire, la polizia pensa che il Monsignore possa essere coinvolto. |
La
banda degli onesti (1956, Camillo Mastrocinque, 90m) |
Considerata una delle più acute critiche sociali, "La banda degli onesti" e una panoramica dura su un'Italia nella quale la corsa all'arricchirsi prende il sopravvento sul resto. |
Prima di morire, uno stampatore lascia al suo portinaio Antonio, (Totò), tutto l'equipaggiamento per stampare banconote da diecimila lire false. Insieme a due amici, un tipografo e un insegnante di disegno, Antonio organizza la sua nuova professione solo per accorgersi più tardi che il suo prodotto insospettisce il tabaccaio all'angolo. Un giorno Antonio scopre da suo figlio che la polizia cerca una banda di falsari. |
Signori
si nasce (1960, Mario Mattoli, 86m) |
Totò iniziò la sua carriera in teatro e molti dei suoi film esprimono l'amore e il fascino per l'ambiente teatrale. Le arie e le pretese da alta classe del Barone permettono a Totò di esprimersi magnificamente in questa commedia. |
In questo film egli è il barone Spinelli degli Ulivi-Zazà, per tutti un produttore di operette, amante della bella vita, la cui fortuna crolla appena la sua attrice protagonista sparisce. In debito di grosse somme verso molti, fra cui anche il sarto, Zazà riesce a convincere tutti che lo spettacolo andrà avanti come pianificato. |
Totò
e Peppino divisi a berlino (1962, Giorgio Bianchi, 90m) |
Chi se non Totò poteva venire fuori con una parodia sul muro di Berlino a pochi mesi dalla sua conclusione? |
Totò e Peppino sono assunti da alcuni vecchi nazisti per pretendere di essere l'Ammiraglio Canarinis e il suo assistente, criminali di guerra italiani ricercati; le autorità americane però non credono ai due e li deportano a Berlino Est. Lì vengono catturati dai russi, che gli credono, e gli domandano di rivelare le posizioni degli aerei spia americani. Nell'atmosfera politica italiana sempre carica, il film suscitò controversie fra gli ammiratori di Totò di destra e di sinistra. |
Totò
contro i 4 (1963, Steno, 98m) |
Essenzialmente una serie di scenette che riuniscono Totò ad alcuni dei suoi favoriti co-protagonisti (Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi, Nino Taranto, ecc...). |
Questo film divertente presenta Totò nei panni del Commissario Saracino, un poliziotto i cui doveri quotidiani (come riportare la testimonianza di un pappagallo) sono interrotti quando la sua macchina nuova viene rubata. La sua indagine lo porta ad una casa dove trova un gruppo misterioso che gira un film giallo. Da qui le macchinazioni della trama arrivano all'assurdo, ed è una gioia vedere Totò al culmine del suo potere comico. |
Uccellacci
e uccellini (1966, Pier Paolo Pasolini, 91m) |
Pasolini era un ammiratore di Totò e lo vedeva come l'incarnazione di un certo tipo di uomo del sud che faceva resistenza contro la facciata moderna e industriale dell'Italia, nata dopo la guerra. Fu deliziato quando Totò accettò di lavorare al film. |
Dopo avere incontrato un corvo parlante, Totò e Ninetto Davoli vengono trasportati nel XII secolo dove diventano due monaci francescani e iniziano a convertire tutti gli uccelli al cristianesimo. Uno dei più amati film degli anni '60. |
Le
streghe (1967, Pier Paolo Pasolini, 30m) |
Girato quando ormai l'attore era già debilitato fisicamente, questo breve, intenso lavoro sembra sia un interludio teoretico che comico. Pasolini cerca infatti, in una serie di incontri, di distillare l'essenza di Totò, per scoprire in che modo l'attore ridefinì la nozione di clown. |
La trama racconta dell'amore di un pover uomo per una donna che viene uccisa ma riappare come fantasma; tuttavia, il tema reale della storia è l'impossibilità dell'innocenza nel mondo moderno. |
La Film Society del Lincoln Center's Walter Reade Theater e Cinecittà Holding presentano: Totally Totò, una retrospettiva sul comico italiano più amato; da ottobre 17 al 31. Ringraziamenti: Laura Caparrotti, Paolo Pistolesi, Martin Stiglio, Gordon Poole e l'Italian Cultural Institute di New York. Ringraziamenti speciali: famiglia De Curtis per il generoso supporto della serie. |
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