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Borrelli
capo Ufficio indagini della Figc per lo scandalo del calcio:
da "Mani Pulite" a "Piedi Puliti"
23
Maggio 2006 - Copyright © la
Repubblica.it
ROMA - "Dopo Mani Pulite, ecco Piedi Puliti".
Francesco Saverio Borrelli accoglie con una battuta di spirito la
nomina, da parte del commissario straordinario della Federazione,
Guido Rossi, a capo dell'Ufficio indagini della Figc. Settantasei
anni, nato a Napoli, l'ex procuratore di Milano ha legato il proprio
nome principalmente al pool di Mani Pulite, formato con Di Pietro,
Colombo, Davigo e D'Ambrosio. E proprio il passato di Borrelli scatena
l'indignazione del centrodestra. Mancano pochi minuti a mezzogiorno
quando le agenzie battono la notizia, non trascorre nemmeno un'ora
per la prima reazione allarmata da parte dell'opposizione con Silvio
Berlusconi che denuncia: "Mi sembra coerente con quello
che stanno facendo, si sono scelti l'arbitro di fiducia". Di
tutt'altro tono i commenti da parte del centrosinistra, che parla
di "scelta di grande qualità" e di persona "di
garanzia".
Una "manina" che vuole "recuperare il giustizialismo",
una nomina "incredibile e tutt'altro che innocente". E'
Fabrizio Cicchitto, vice-coordinatore di Forza
Italia il primo a scagliarsi contro la scelta fatta da Guido Rossi.
La nomina dell'ex procuratore capo di Milano è il segnale,
a suo parere, dell'intenzione di strumentalizzare quel che è
avvenuto nel calcio, "per riprendere a sparare a raffica in
molteplici direzioni, e aumentare il potere di ricatto e di interdizione
di alcuni ben precisi ambienti milanesi collocati a cavallo fra
alcuni grandi studi legali, alcune banche, qualche potere editoriale".
Più preciso - e sarcastico - il senatore Alfredo
Mantovano, componente nazionale di An, che interpreta la
nomina di Borrelli come "la risposta più adeguata all'intenzione
manifestata dall'onorevole Berlusconi di tornare a fare il presidente
del Milan. Certi rischi - aggiunge - vanno scongiurati sul nascere".
"Io non ho problema perché sono romanista - commenta
Maurizio Gasparri - ma se fossi milanista sarei
preoccupato. Ma perché gli ex procuratori di Milano non vanno
in pensione a fare i nonni?".
Netto l'ex presidente della commissione Giustizia della Camera,
nonché legale di Silvio Berlusconi, Gaetano Pecorella:
"Se farà al calcio italiano quello che ha fatto alla
politica, sarà la fine del calcio".
Di strumentalizzazione parla anche il responsabile per lo sport
dell'Udc Luciano Ciocchetti, che osserva come una
parte politica stia "prendendo spunto da una situazione tragica,
com'è quella che emerge delle inchieste giudiziarie, per
occupare tutto lo sport e il calcio italiano". Una nomina che
"lascia perplessi per le ferite che riapre": "Credo
che si potesse scegliere una persona altrettanto preparata ma meno
caratterizzata politicamente, in grado di non spaccare ulteriormente
il Paese".
Parla addirittura di "ghigno mafioso" il segretario della
Dc, Gianfranco Rotondi. La nomina di Borrelli,
sottolinea, "scopre la carte, Calciopoli parte alla larga ma
ripete la commedia di Mani Pulite, alla fine sarà un'operazione
politica e contro Berlusconi. La nomina di Borrelli è un
ghigno mafioso: non cambiano nemmeno i personaggi, sono come la
mafia, i delitti li annunciano e poi li realizzano. In Italia torna
un uso politico della giustizia, più che la gente in piazza
bisogna prendere atto che forse è il caso di capire chi pensa
di lasciare il Paese".
E' un "compito importante" quello che attende Borrelli,
osserva il ministro delle Politiche giovanili e Attività
sportive, Giovanna Melandri, che al neo capo dell'Ufficio
indagini della Figc formula "i migliori auguri di buon lavoro",
riconoscendone le "indubbie qualità professionali che
costituiranno un prezioso aiuto per il calcio italiano che attraversa
un momento delicato e di trasformazione".
Antonio Di Pietro, oggi ministro delle Infrastrutture
e leader dell'Italia dei valori, accoglie con soddisfazione il collega
di un tempo. "Finalmente una persona di garanzia, che permetterà
l'imparzialità di giudizio e che non è affatto coinvolta
in alcun tipo di conflitto d'interesse". Di "nomina di
grande qualità" parla il ministro per l'Ambiente, Alfonso
Pecoraro Scanio, convinto che "in una vicenda così complicata,
l'esperienza di Francesco Saverio Borrelli potrà essere molto
utile a fare chiarezza fino in fondo".

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Palermo,
sbarcano i ragazzi antimafia "Qui per Falcone e la legalità"
La
nave è giunta in Sicilia per il 14esimo anniversario della
morte del giudice
23
Maggio 2006 - Copyright © la
Repubblica.it
PALERMO
- Hanno le facce un po' stanche, ma allegre e scanzonate. Hanno
attraversato il Tirreno per lanciare il loro grido di libertà
contro la mafia. Sono sbarcati in mille questa mattina a Palermo
intorno alle 8, nel giorno della memoria, per il 14esimo anniversario
della strage di Capaci, nella quale morirono Giovanni Falcone, la
moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Di Cillo,
Antonio Montinaro e Vito Schifani. Sono studenti di scuole medie
e superiori, provenienti da tutta Italia, ritrovatisi ieri al porto
di Civitavecchia per imbarcarsi sulla prima "Nave della legalità".
Un viaggio speciale organizzato dalla Fondazione Giovanni e Francesco
Falcone, e inserita nell'ambito di "Verso sud", tour della
legalità realizzato dal ministero dell'Interno. Sono stati
accolti dalle sorelle Maria e Anna Falcone, dal procuratore nazionale
antimafia, Piero Grasso, e dal sindaco, Diego Cammarata. In corteo
raggiungeranno l'aula bunker dell'Ucciardone dove si confronteranno
con chi combatte ogni giorno la criminalità organizzata.
Loro il giudice Falcone lo hanno conosciuto soprattutto attraverso
le parole degli insegnanti. E si sono preparati durante l'anno per
questo giorno, lavorando su progetti legati alla legalità.
Conoscenza ed entusiasmo: gli ingredienti con i quali affrontano
questa giornata importante e con cui vivranno il momento cruciale
del "memorial day": il corteo che dall'Ucciardone li porterà
all' "Albero Falcone" dove alle 17.58, ora dell'agguato
di Capaci, Palermo si fermerà e tutto dovrà per un
po' tacere. A parlare saranno i loro slogan: "Non ho paura
delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti". "Spezziamo
la mafia, riaccendiamo la speranza". "Si può spezzare
un fiore ma non si può impedire la primavera".
Ai giovani giunti a Palermo con le magliette bianche, con impressa
l'immagine di Giovanni Falcone circondato da ragazzi e la scritta
"Il suo lavoro, il nostro presente. Il suo sogno, il nostro
futuro", ha voluto subito rivolgere la parola il procuratore
Grasso: "È stato meraviglioso vedervi arrivare e vedere
l'immagine di Giovanni Falcone che si avvicinava sempre più
verso la sua città". "Siete straordinari - dice
loro Maria Falcone - voi riaccendete la speranza nel cuore degli
adulti. E potrete dire in futuro 'Noi c'eravamo in quel secondo
sbarco dei mille. Non vi fermate'", li ha esortati ancora la
sorella del magistrato.
Con loro ha viaggiato l'ex ministro Luigi Berlinguer: "Sono
combattenti della legalità, ambasciatori dei veri valori.
Non sono qui per una gita: hanno studiato, si sono informati, sanno
tutto. Rappresentano veramente la speranza del Paese". C'è
anche il vice ministro alla Pubblica istruzione, Mariangela Bastico,
che lancia subito una proposta: "Per mesi le scuole italiane
hanno elaborato lavori e progetti sulla legalità e sulla
mafia. Occorre raccogliere questo patrimonio di conoscenze e sensibilità
perchè non vada disperso e costituisca una banca dati sulla
legalità per le scuole. E la Fondazione Francesca e Giovanni
Falcone può essere il centro catalizatore di questo sforzo".
Per questi studenti è prevista una mattinata intensa presso
l'aula bunker del carcere Ucciardone, il luogo nel quale, venti
anni fa, nel febbraio del 1986, iniziò il maxiprocesso che
si concluse con 342 condanne di esponenti di Cosa nostra. In programma
momenti di dibattito e confronto, con la partecipazione di esponenti
del mondo giudiziario, politico, istituzionale: attesi, tra gli
altri, il ministro alla Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, Ilda
Boccassini, Giuseppe Ayala, Giancarlo Caselli, Carla del Ponte,
Piero Grasso, Gioacchino Natoli, Marcelle Padovani, Giannicola Sinisi,
Claudio Martelli. In città c'è anche il ministro della
Giustizia, Clemente Mastella. Seicento bambini, inoltre, saranno
coinvolti dal Sap in un torneo sportivo e alle 17.58, ora dell'agguato
di Capaci, la città si collegherà in diretta con Aosta
dov'è previsto l'arrivo dei ciclisti tedofori del Memorial
Day 2006. La giornata si concluderà al Teatro Politeama con
l'Orchestra sinfonica siciliana. Mentre la giunta dell'Anm propone
la sospensione delle udienze e un momento di raccoglimento nell'aula
magna del Palazzo di giustizia, aperto agli avvocati e alla città.

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Garinei
amava la musica del pubblico
di Enzo Biagi
Mi
mancherà l'amico di una vita che sapeva far divertire la
gente descrivendola con rispetto nelle sue commedie
Maggio 2006 - Copyright © L'Espresso
Pietro Garinei mi manca molto. Mi manca la sua telefonata domenicale
che arrivava anche quando la Roma aveva perso. Mi mancano i suoi
commenti a quello che scrivo, mi manca il suo affettuoso: "Tieni
duro". Mi mancheranno le nostre discussioni guardando la partita
in tv nelle sere d'agosto, e le nostre silenziose passeggiate nei
boschi. Da quando Pietro era rimasto vedovo, quei pochi giorni che
si concedeva lontano dal suo Sistina, li passava con me a Pianaccio.
Il ruolo del regista non lo abbandonava mai; come arrivava organizzava
la mia giornata: "Enzo devi camminare. Domani andiamo a Porretta.
Andiamo a prendere i prosciutti a Pietracolora". E alla sera
mi diceva: "Giochiamo", che voleva dire metterci a cantare
le nostre canzoni, e quasi sempre vincevo io perché me ne
ricordavo di più. Inevitabile era la sigla di chiusura prima
della buonanotte: 'Roma nun fa' la stupida stasera' di Garinei e
Giovannini, musica di Trovajoli, interpreti Pietro e Enzo.
È stato l'amico di una vita, gentile, intelligente, molto
generoso con gli altri, senza sbandierarlo ai quattro venti. In
tutti i momenti, belli o brutti, che hanno segnato la mia vita,
Pietro c'era. Ne voglio ricordare solo uno. Londra 1978: quando
aprii gli occhi, dopo il mio primo intervento al cuore, era lì
vicino al mio letto con il 'Corriere della Sera' in mano.
Ci siamo conosciuti subito dopo la guerra, nel 1948 al Giro d'Italia:
con lui c'era anche Sandro Giovannini, io scrivevo per il 'Giornale
dell'Emilia', loro per 'La Gazzetta dello Sport'. Per un periodo
avevano fatto i giornalisti, e avevano diretto anche un settimanale
satirico, 'Cantachiaro', sul quale ho scritto anch'io. Sandro, scomparso
nel 1977, era laureato in legge, mentre Pietro era farmacista. 'Cantachiaro'
fu anche il titolo del primo spettacolo libero fatto a Roma dopo
l'arrivo degli Alleati.
Garinei mi raccontò che la commedia nacque, durante la
guerra, proprio nella farmacia di famiglia. "La farmacia era
diventata il ritrovo di tutti i giornalisti di piazza San Silvestro,
quando chiudeva la sala stampa venivano lì: Gorresio, Longanesi,
Flaiano, Diemoz, Monicelli. Venivano anche per bere quello che io
preparavo e chiamavo l'elisir", mi disse Pietro durante un'intervista.
"In quelle lunghe nottate abbiamo cominciato a preparare un
copione che si intitolava 'Sono le otto e tutto va bene', perché
quello era il momento in cui scattava il coprifuoco. Poi alla fine
della guerra riscrivemmo il testo perché tante cose erano
cambiate. Lo facemmo con Monicelli, Furio Scarpelli e Italo De Tuddo.
Una compagnia eccezionale: Anna Magnani era la soubrette, Carlo
Ninchi, Gino Cervi, Olga Villi, Lea Padovani. La censura cancellò
la metà delle scene. Allora andammo dal presidente del Consiglio,
che era Ivanoe Bonomi. Ci presentammo in delegazione, ma lui disse
che non poteva farci nulla. Ci rivolgemmo al capo della censura,
l'ammiraglio Stone, che diede disposizione perché tre altissimi
ufficiali, un inglese, un americano e un francese, assistessero
alla prova generale. Che facemmo al teatro Quattro Fontane, vuoto,
con quei tre signori in prima fila. La Magnani fu incredibile, perché
non volle levare una battuta, e con quelle più cattive, violente,
scese in platea, e gliele andò a sbattere in faccia. Alla
fine dissero che non c'era nulla da togliere, tranne una parodia
di un'operetta spagnola, 'La gran via', che faceva: 'Sono il primo
ladrone, io sono il secondo, il terzo son'. Avevamo sostituito i
'tre ladroni' con i 'tre padroni' che erano Churchill, Roosevelt
e Stalin, che entravano in scena trascinando una gabbia, dentro
alla quale c'era l'Italia. Avevano tre maschere perfette. Gli ufficiali
ci spiegarono che neanche nei loro paesi i capi di Stato, dallo
scoppio del conflitto, venivano satireggiati. Ci lasciarono i discorsi
e i ritornelli, ma ci fecero togliere i mascheroni. Ubbidimmo; ma
Ninchi con due baffoni era più Stalin di Stalin e anche gli
altri: l'obiettivo era raggiunto lo stesso".
Garinei e Giovannini, G&G, una sigla nella storia, non hanno
mai sbagliato un copione o una regia, hanno sempre rispettato il
pubblico e lo hanno fatto divertire, hanno segnato i nostri palcoscenici
e anche il costume del nostro Paese con le loro commedie musicali
interpretate da Erminio Macario, Carlo Dapporto, Renato Rascel,
Wanda Osiris, Delia Scala, Nino Manfredi, Paolo Panelli, Bice Valori,
Marcello Mastroianni, il Quartetto Cetra, Walter Chiari, Johnny
Dorelli, Alberto Sordi, Mariangela Melato, Gino Bramieri, Aldo Fabrizi,
Domenico Modugno, Enrico Montesano, Gigi Proietti, Lea Massari,
Massimo Ghini, Sabrina Ferilli e tanti tanti altri.
Pietro, un giorno, mi disse: "La musica del pubblico è
la cosa più bella della mia giornata, quando le persone escono
dal teatro canticchiando il motivo che hanno sentito, vuol dire
che lo spettacolo è piaciuto, e si è contenti di aver
lavorato per il teatro".

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Cannes, il giorno del Caimano
Cinque minuti di applausi alla
prima del film di Nanni Moretti
23
Maggio 2006 - Copyright © Corriere
della Sera.it
CANNES
- È iniziata la seconda settimana del Festival e si continua
a parlare del cinema italiano dopo i successi di Bellocchio e Rossi
Stuart. Ieri il Moretti's day, come lo chiamerebbe lo stesso Caimano,
è andato secondo previsioni. Consueto applauso di circostanza
dei critici al mattino; consensi più calorosi al primo pomeriggio
(«è un film politico ma anche comico» hanno detto
alcuni); alla sera il gala: cinque minuti di battimani (due già
durante i titoli di coda e poi tre, con molte grida di consenso),
e il regista ha salutato a pugni alzati. Titoloni sui giornali,
Nice Matin scrive: Moretti 1-Michael Moore 0, riferito all'autore
del documentario su Bush. «Berlusconi, satire à l'italienne.
L'Italie a perdu» titola Le Figaro l'intervista col regista
del Caimano che, amato in Francia, è tra i favoriti del Festival
vinto cinque anni fa con La stanza del figlio. E se l'autore, da
due giorni sulla Croisette per promuovere il suo film (più
di 8 milioni in Italia d'incasso) già venduto in moltissimi
Paesi, ha avvisato che a suo parere Berlusconi non resterà
cinque anni all'opposizione, gli attori hanno parlato del Caimano
con i giornalisti italiani che sapevano tutto del catechismo morettiano
e, del resto, sono stati accuratamente evitati dal regista.
«Quando ho letto la storia — dice Silvio Orlando, David
meritato come protagonista — ho pensato che fossero due, una
poetica e privata e una politica, contrapposte. Il film è
riuscito perché le ha riunite ed è proprio l'Italia
ai tempi di Berlusconi». «Io credo che nel Caimano ci
sia molto amore per il cinema e una gran voglia di parlarne —
assicura Margherita Buy — e, se il progetto era ambizioso
per le diverse corde che tocca, il dosaggio così equilibrato
degli elementi è segno della sua riuscita». Ci sono
anche la giovane Jasmine Trinca, a lungo indecisa se fare la archeologa
o l'attrice ed Elio De Capitani, il primo Caimano, bravo attore
regista del Teatro dell'Elfo: «Pensavo di somigliare più
al produttore Barbagallo, invece un giorno ho dovuto guardarmi allo
specchio e scoprire che sembro Berlusconi. Ho fatto un'indagine
antropologica sulla tipologia dei molti Berlusconi che, vivendo
a Milano, conosco bene. Chiedono sempre che influenza possa avere
avuto questo film sulla vittoria di Prodi, ma perché non
chiedono mai l'influenza della nostra tv sulle elezioni?».

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